Della serie “lo sapevate che…”, ecco una ricca carrellata di vittime delle leggi analoghe al DDL Zan vigenti all’estero (fonte Giulio Meotti).

Tanti buoni motivi per bloccare una legge sbagliata e pericolosa:L’ex ministro dell’Interno finlandese, Päivi Räsänenuna, che è anche un medico, aveva criticato la partecipazione della Chiesa luterana finlandese (di cui è membro) ai festival Lgbt e citato la Bibbia (Genesi, “maschio e femmina li creò”) nei suoi social. Ora deve andare a processo.

Ha scritto che è in atto una “dittatura gender”. Per questo Bob Eschliman, caporedattore del quotidiano dell’Iowa Newton Daily News, è stato licenziato. Aveva espresso le sue opinioni sul suo blog e fuori dall’orario di lavoro, ma non gli è servito a salvargli la carriera.Germund Hesslow è professore di neurofisiologia a Lund, in Svezia, ed è finito sotto inchiesta per avere affermato che esistono differenze biologiche tra maschi e femmine.

Sasha White ha perso il lavoro alla Tobias Literary Agency dopo avere espresso solidarietà all’autrice di Harry Potter. La sua bio sui social diceva già tutto: “Il gender non conformista è meraviglioso; negare il sesso biologico no”. Poi il rifiuto di usare pronomi neutri gender fluid.

Jack Phillips è il pasticciere più famoso d’America. Ed è di nuovo stato trascinato in tribunale perché non vuole realizzare dolci contrari alla sua fede cristiana. Se nel 2012 una coppia omosessuale gli aveva chiesto una torta per celebrare il proprio matrimonio gay, al tempo della richiesta illegale nello stato, questa volta un avvocato ha preteso da Phillips una torta per festeggiare la propria “transizione di genere”. Nello storico processo Masterpiece Cakeshop v. Colorado Civil Rights Commission, la Corte Suprema stabilì che rientra a pieno titolo nel Primo emendamento il diritto a non creare con le proprie capacità artistiche qualcosa che vada contro le proprie convinzioni religiose. “Oggi tocca a Jack, domani potrebbe toccare a voi”, ha detto la sua legale, Kristen Waggoner.

Brendan Eich, programmatore creatore della lingua del web (il JavaScript), amministratore delegato di Mozilla solo per undici giorni, è stato licenziato a causa di mille dollari donati alla campagna in favore del “sì” al referendum della California per vietare i matrimoni gay. A difenderlo ci ha pensato Andrew Sullivan, icona gay, giornalista inglese trapiantato in America e che fu uno dei primi a dichiararsi omosessuale, secondo cui Eich è stato “scotennato da attivisti gay, trattato da eretico. Brendan è vittima dell’intolleranza della sinistra liberal e della mafia gay. Adesso sarà costretto a sfilare per le strade nella vergogna? Perché non metterlo ai ceppi? Se l’attivismo omosex è diventato questo, mi dimetto subito dal movimento. Se si tratta di minacciare la libertà di parola degli altri, allora non siamo meglio dei prepotenti anti gay che ci hanno preceduto”.

Il vicedirettore di una rivista universitaria è stato licenziato per “transfobia”, dopo aver twittato che “le donne non hanno il pene”. Angelos Sofocleous è stato cacciato da Critique, la rivista di filosofia dell’Università di Durham e come direttore da The Bubble, la rivista online dell’università. When Harry became Sally, il libro di Ryan Anderson critico del gender, è stato bandito da Amazon. E non importa che non ci sia alcuna fobia o odio nel libro di Anderson, basta mettere in discussione l’identità di genere per finire all’indice e perdere proventi e reputazione.

Maya Forstater, ricercatrice licenziata da un think tank di Londra per aver scritto sui social che “le donne trans non sono donne”, ha cercato giustizia per tre anni dopo il licenziamento.

L’American Humanist Association ha cancellato venticinque anni dopo il “Premio Umanista dell’Anno” a Richard Dawkins, sulla base del fatto che non è sufficientemente devoto al “culto del transgenderismo”, come il famoso biologo lo ha definito sul Times, dicendo che da biologo non può ignorare i cromosomi XX e XY.

Sarah Honeychurch dell’Universià di Glasgow è stata licenziata come redattrice della rivista accademica Hybrid Pedagogy, dopo aver firmato una lettera di femministe che metteva in dubbio il rapporto delle università con l’ente Lgbt Stonewall.

L’ex cappellano del Trinity College di Cambridge, Bernard Randall, è stato cacciato dal Trent College per le critiche al programma Lgbt introdotto nella sua scuola. Aveva detto Randall agli studenti: “Dobbiamo trattarci l’un l’altro con rispetto, non attacchi personali: questo è ciò che significa amare il prossimo come se stessi. Discuti con tutti i mezzi, fai un dibattito ragionato sulle convinzioni, ma mentre va bene cercare di persuadersi a vicenda, a nessuno dovrebbe essere detto che deve accettare un’ideologia. Ama la persona, anche quando non ti piacciono le sue idee. Non denigrare una persona semplicemente per avere opinioni e convinzioni che non condividi”.

Uno degli autori della serie Doctor Who, Gareth Roberts, è stato estromesso da una nuova antologia a causa di quello che la Bbc Books (di proprietà della Penguin Random House e dell’emittente pubblica inglese) ha descritto come “linguaggio offensivo sulla comunità transgender”. Roberts, che è gay, aveva solo detto di non credere nell’identità di genere: “E’ impossibile per una persona cambiare il proprio sesso biologico”.

Un vescovo spagnolo, nominato cardinale da Papa Francesco, di cui è anche amico personale, è stato incriminato per “omofobia”. Si tratta dell’arcivescovo di Pamplona, Fernando Sebastián Aguilar, che in un’intervista a Diario Sur aveva spiegato: “La sessualità ha una struttura e un fine, che è quello della procreazione. L’omosessualità, in quanto non può raggiungere questo fine, sbaglia”. Per queste parole si è ritrovato nel registro degli indagati.

All’Università di Bordeaux, in Francia, è stata eliminata la conferenza di Sylviane Agacinski, celebre femminista e psicoanalista, per aver attaccato il gender nel libro Femmes entre sexe et genre.La procura di Parigi ha aperto una inchiesta sul giurista di origine armena della Sorbona, Aram Mardirossian, per “incitamento all’omofobia e alla transfobia” (sei mesi di carcere e 22.500 euro di ammenda) perché ha difeso il matrimonio naturale.

Un professore di filosofia, Philippe Soual, membro della società internazionale di studi su Hegel e del centro Cartesio della Sorbona, si sia visto cancellare un corso all’ateneo Jean Jaurès di Tolosa, dopo che è stato accusato da un’associazione di studenti di essere un “portavoce della Manif pour tous”, il movimento che ha riempito le piazze per manifestare contro le nozze gay.

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